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Armillariella mellea (Fries ex Vahl.) Karsten

Funghi chiodini fotografati su faggio in località il Ceppo (TE).

NOME SCIENTIFICO Armillariella mellea (Fries ex Vahl.) Karsten
NOME  VOLGARE Chiodino o famigliola buona.
CLASSE

Basidiomiceti

ORDINE

Agaricali

FAMIGLIA

Tricholomacee

HABITAT

Cresce parassita a gruppi copiosi sui ceppi, su tronchi di alberi sani, sul legno interrato, in questo caso assume l'aspetto di un fungo terricolo. Si trova dalla pianura ai monti; nella zona montana si rinvengono già dal mese di agosto, mentre in quella pianeggiante da settembre all'autunno inoltrato.

CARATTERISTICHE
MORFOLOGICHE

Cappello di 2-6 di diametro, talvolta di più; colore variabile in relazione alla specie di albero su cui vive da parassita: il colore varia dal giallo-miele al bruno-rossastro, dal grigio-verdastro all'olivastro; la parte centrale dei fun¬ghi giovani è cosparso di piccoli puntini granulari brunastri; globoso inizialmente; talora quasi conico; poi si apre diventando più o meno piano con l'accenno di un umbone centrale e il bordo striato, sottile, più o meno ondulato, abbastanza carnoso.
Lamelle bianche, talora con macchiette o con sfumature giallo-rosate.
Gambo di 5-8 cm di altezza, e 0.8-1.2 cm di diametro, giallastro o brunastro, più pallido in alto, più scuro o quasi olivastro alla base; cilindrico, piuttosto lungo, leggermente più grosso alla base, talvolta ricurvo; è fibroso, tenace, elastico, farcito da una sostanza spugnosa.
Anello bianco, spesso macchiato di giallino al bordo, membranoso, striato.
Carne bianca, leggermente fibrosa, non ha odori particolari, sapore delicato.
Spore giallo-pallide in massa, ellittiche, lisce, di 7-11 x 4-6.5 µm.

COMMESTIBILITÀ

Commestibile buono.
Fungo apprezzato e largamente consumato in tutta Italia, si tratta, però, di una specie tossica se consumata cruda o poco cotta.
Il consumo impone che il fungo sia bollito ad una temperatura di 100° e che solo dopo aver eliminato l'acqua di bollitura si passi alla cottura vera e propria.

La presente scheda è tratta dal volume "FUNGHI D'ABRUZZO" a cura di M. Rosaria TIERI e Nino TIERI
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